Capitolo 11 - Il gigante e il mago


Il suolo sotto i piedi di Korgath si fece arido e secco e, fortunatamente, l'accampamento degli orchi più lontano. Korgath cominciò a riflettere su come sarebbe stato meglio muoversi per rubare l'Occhio del Gigante e decise di aspettare che il mostro si mettesse a dormire.

In realtà, Korgath non aveva mai visto un gigante e non aveva la benché minima idea di quanto potesse essere grande. Forse l'ascia e la spada rubate agli orchi non sarebbero state sufficienti.

Scacciò quei pensieri e si concentrò sul tenere gli occhi aperti. Un altro troll come quello del ponte e sarebbe stato perso.

Fortunatamente la strada era sgombra e dopo pochi minuti poté finalmente vedere da vicino la magnifica torre di Keradas. Originariamente era bianca, ma una patina nera aveva cominciato a intaccarla, coprendo il colore originale. Mostrava dei merli intagliati nella pietra e finestre strette e alte, probabilmente per proteggere gli arcieri in caso di attacco. Era immensa e ciò era strano in quanto, per quello che ne sapeva lui, agli elfi non piaceva allontanarsi dalla terra. L'altezza della torre diede a Korgath un'idea sulle dimensioni del gigante.

Ben presto fu costretto ad abbandonare le sue fantasie: il gigante era in piedi ai piedi della torre, immobile e di spalle, intento a scrutare l'orizzonte. Un brivido gelido gli percorse la schiena. Poteva vedere che era massiccio e muscoloso, alto quasi quanto tre uomini insieme, sembrava vestito di cuoio e sulla schiena si potevano vedere le fasce di un giustacuore. Agli avambracci portava bracciali di metallo. I piedi erano scalzi, la testa ornata di capelli neri, sporchi e arruffati, con una fascia che cingeva la fronte. Evidentemente l'Occhio del Gigante era assicurato a quella fascia. Una terribile mazza di pietra nera era stretta dalla mano destra e poggiava sulla spalla.

Il gigante guardava l'orizzonte come alla ricerca di qualcosa e a volte girava la testa a destra e a sinistra.

Korgath cercò di trattenere il suo primo impulso, che gli consigliava di fuggire, e si avviò lentamente verso un angolo della torre. Sbirciò con cautela oltre il muro, ma il gigante rimaneva sempre lì, immobile.

A un certo punto abbassò la mazza, si girò e camminò verso l'altra parte della torre. Korgath poté finalmente vederlo in volto. Era un viso severo, primitivo, mai deformato da un sorriso. Una barba scura e ispida gli conferiva un aspetto malvagio. Gli occhi erano chiusi, le palpebre cicatrizzate. La fascia sulla testa culminava al centro con il meraviglioso gioiello. Korgath si soffermò parecchio a studiarlo. L'Occhio del Gigante era una pietra grande quanto un pugno umano, rossa come il tramonto, bellissima. Un osservatore distratto o poco esperto avrebbe pensato che fosse una pietra rozza, ma Korgath vi vedeva una ricchezza sconfinata.

Il gigante però era già sparito dall'altro lato della torre, scomparendo alla vista di Korgath. I suoi tonfi risuonavano sul terreno ma andavano allontanandosi lentamente.

Korgath uscì dall'angolo, strinse forte l'ascia e percorse il muro. Un'ombra scura e silenziosa si posò improvvisamente su di lui, facendogli raggelare il sangue. Si voltò e si abbassò appena in tempo per evitare la mazzata del gigante. Era spuntato incredibilmente alle sue spalle senza far rumore.

La mazza sbatté contro il muro con un boato tremendo. Korgath scartò di lato. Se non fosse stato così svelto, sarebbe finito in poltiglia.

Il gigante aveva un'espressione infuriata sul volto e, con un grugnito animalesco, sollevò la mazza per colpire ancora. La sua rapidità costrinse Korgath a schivare il colpo prima di pensare a come contrattaccare.

Il gioiello. Era quello l'obiettivo. Tolto quello, il gigante sarebbe diventato innocuo.

Il suo avversario vibrò un altro colpo micidiale dall'alto verso il basso. Korgath lo evitò con una capriola laterale e aspettò che l'altro si avvicinasse abbastanza. Vide arrivare un nuovo colpo di mazza, schivò ancora e conficcò l'ascia nel polso sinistro del gigante.

Il mostro emise un grido rauco e primitivo. Lasciò cadere la mazza e con la mano libera si prodigò a staccare l'ascia dal polso. Ma Korgath fu più rapido. Estrasse fulmineamente la spada, la fece roteare una volta sopra la testa e la scagliò con tutte le forze che aveva.

Il gigante era così preoccupato di togliersi quell'affare dalla mano da non accorgersi della lama scintillante che roteava verso di lui. Anzi, verso la sua fronte.

Provò a parare il colpo, ma non fece in tempo. La spada si schiantò contro la gemma a velocità folle. La durezza del gioiello fece esplodere la lama in mille schegge sottili. Ma l'urto era stato tremendo e la gemma si staccò dal supporto di cuoio.

Korgath la vide cadere lentamente, come una piuma in una giornata senza vento, fino a quando toccò terra.

Il gigante si portò le mani alla fronte e gridò. Un urlo più di rabbia che di paura. Cominciò a brancolare agitando le braccia, a camminare indietro e di lato senza alcuna logica, finché raggiunse la parete della torre e cadde. Lanciò terribili urla nella sua lingua gutturale e continuò ad agitarsi anche per terra.

Korgath si avvicinò indisturbato alla gemma e la prese. Era pesante, più di quanto lo mostrasse la sua grandezza. E anche molto bella.

Fece il gesto di riporla in una tasca, quando vide un'altra ombra calare su di lui dall'alto della torre: un uomo, ma il mantello aperto lo faceva sembrare uno di quegli uccelli mitologici di cui Korgath aveva sentito parlare da piccolo.

In mano aveva un bastone nodoso. Dalla punta scaturì una saetta che lo colpì in pieno petto. Korgath volò indietro di una decina di metri, stordito e dolorante.

La gemma! La gemma gli era caduta di mano!

Il nuovo nemico si fermò a un palmo dal suolo, rallentando come una colomba che si posa su un davanzale.

«Allora sei tu l'umano arrivato qui qualche ora fa» osservò con voce glaciale.

Korgath provò a rialzarsi. Sentiva tutti i muscoli intorpiditi e il punto in cui era stato colpito gli faceva male.

Guardò colui che aveva parlato. La lunga tunica blu era coperta da un mantello nero come la notte. Aveva la barba grigia e gli occhi severi. Le mani erano rugose, ma ancora capaci di scagliare le più tremende magie.

«Keradas deve essere davvero disperato per affidarsi a un ladruncolo come te» osservò l’imponente figura.

«Tu sei Attichus» mormorò Korgath.

Il mago annuì. «Immagino che quello sporco elfo ti abbia parlato di me.»

«Mi ha detto tutto» replicò Korgath stringendo i denti.

Attichus sorrise. Era un sorriso malvagio. Korgath ne rimase impaurito.

«Peggio per te se ti sei lasciato abbindolare» disse il mago, e sollevò il bastone.

Korgath sentì la terra tremargli sotto i piedi. Le zolle aride cominciarono a frantumarsi. Ora Attichus aveva alzato entrambe le braccia e teneva la testa inclinata all'indietro, fissando il cielo.

Una lastra verde e luccicante spuntò improvvisamente dal suolo sotto i piedi di Korgath e cominciò a inglobarlo, viscida come gelatina ma dura come pietra.

Korgath provò a fuggire, ma in meno di un secondo la trasparente massa verde lo aveva imprigionato. Vedeva tutto ma  non poteva più muoversi.

Attichus abbassò le braccia e si avvicinò all'Occhio del Gigante. «Che morte ironica per un ladro. Morire in una prigione di smeraldo.»

Cominciò a sghignazzare. Korgath sentì a quella risata malvagia filtrata dallo spessore della pietra.

Il gigante, nel frattempo, aveva continuato ad agitarsi e imprecare.

«Stai calmo, idiota!» aveva gridato Attichus. «Adesso ti ridò la gemma.»

Attichus si abbassò a raccoglierla ma a quel punto avvenne un fatto strano. La pietra sprofondò nella terra un istante prima che la sua mano la afferrasse.

Attichus si alzò chiaramente sorpreso e guardò verso l'orizzonte. Anche Korgath, pur dentro la sua prigione, si rese conto che non era stata una buca normale a far affondare la pietra. La terra l'aveva risucchiata di proposito.

Il suo istinto cominciò a pizzicare. Dopo pochi attimi vide un inaspettato raggio di luce squarciare prepotente le nuvole e illuminare la pianura deserta. Il sole stava accompagnando qualcosa che accorreva da nord.

Anzi, qualcuno.

Il prossimo capitolo verrà pubblicato domenica prossima!

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