Capitolo 12 - Lo scontro finale


Le nuvole si diradarono a vista d'occhio, mostrando finalmente il cielo, una macchia di azzurro  che si spandeva nel mare grigio.

Korgath sentì Attichus imprecare in una lingua sconosciuta. Una luminosità bianchissima faceva diradare le nuvole. Era più o meno a forma di colomba, ma il suo aspetto cambiava di continuo. Sotto quello splendore, perfino gli alberi rinsecchiti cominciarono a rinverdire. Il ladro imprigionato nello smeraldo vide che si stava avvicinando. E rapidamente, anche.

Quando fu quasi sopra di loro, Korgath poté vedere che la luce era emanata da un uomo al suo interno. Anzi, non era proprio un uomo.

Prima che Attichus si accorgesse delle orecchie a punta, dei capelli lunghi e dorati e del viso regolare e senza imperfezioni, l'elfo aveva già scagliato una saetta sfolgorante dalla mano.

Il mago riuscì ad abbassarsi in tempo, ma il fulmine atterrò a pochi metri dal gigante cieco che si mise a gridare indietreggiando per la paura.


L'elfo atterrò con la grazia di una foglia in autunno. La luce lo circondava ancora, ma permise al mago di riconoscerlo. Sul volto dell'uomo si materializzò un'espressione sbalordita, presto rimpiazzata da un ringhio furioso.

«Tu!» gli gridò contro riempiendo quella parola con tutta la rabbia e l’odio che provava in quel momento.

«Si, io» rispose Keradas.

«E così sei riuscito a liberarti. Peggio per te. Sarò costretto a toglierti di mezzo.»

Keradas gettò un'occhiata preoccupata a Korgath imprigionato nella lastra di smeraldo. La luce che l'elfo aveva intorno si fece improvvisamente rossa come il fuoco e ben presto l'aura bianca si trasformò in lingue di fiamma ardente.

«Sbagli, negromante. Sarò io a vincere, oggi» bisbigliò mentre sollevava le braccia preparandosi all'attacco. I capelli erano leggermente sospinti verso l'alto da un vento magico.

Attichus indietreggiò, visibilmente turbato. Poi strinse i denti e sollevò anch'egli le braccia, accettando la sfida. Le nuvole sopra la torre cominciarono a contorcersi e annodarsi fino a formare la testa di un demone nero orripilante che spalancò le fauci tremende e, a un comando di Attichus si scagliò contro Keradas. Ma l'elfo aveva già steso le braccia contro il mago.

Una terrificante sfera di fuoco grossa come un bue si scagliò a velocità portentosa contro Attichus e lo colpì in pieno petto. All'impatto, il demone nero si dissolse come fumo e il mago fu sbalzato indietro fino al muro della torre. Si alzò in piedi dolorante e malconcio. I vestiti erano bruciacchiati in vari punti e il volto era una smorfia di dolore.

Ormai Keradas era al massimo della forza. Abbassò lo sguardo, chiuse gli occhi e mormorò un incantesimo Gondar. Un vento freddo e pungente cominciò a soffiare. Le nubi vorticarono di nuovo, ma questa volta non formarono alcun volto mostruoso. In pochi secondi si materializzò una colonna d'aria che girava a velocità folle, come un trapano che volesse scavare fino alle viscere della terra.

Attichus guardò sbalordito quel prodigio. Poi sentì il gigante si lamentarsi alla sua destra.

«Attaccalo! Attaccalo!» gli gridò Attichus.

Il gigante sollevò la testa un attimo, senza però capire da dove venisse la voce di Attichus.

«È davanti a te! Attaccalo! O ti rispedisco nella caverna puzzolente da dove ti ho tirato fuori!»

Il gigante, come intimorito da quelle parole, si alzò timidamente e, con un ringhio furioso, si scagliò alla cieca in avanti.

Il tornado lo inghiottì prima che potesse avvicinarsi a Keradas. Il gigante venne sospinto in alto, oltre la torre e oltre le nuvole più basse. Poi, come se fosse stato una statua di cartapesta, fu scagliato lontano, oltre l’orizzonte, e del suo urlo tremendo non rimase nemmeno l’eco.

Mentre Keradas era impegnato a sistemare il gigante, Attichus aveva però approntato il contrattacco. Un'altra figura deforme si andò formando nelle nuvole già torturate dal ciclone, questa volta un volto umano. Era il viso di un vecchio con la barba: dapprima era bianco, poi divenne gradualmente azzurro, solidificandosi in una forma di ghiaccio.

Gridando un antico incantesimo, Attichus protese le mani verso il tornado. A un nuovo suo comando, la testa  di gelo spalancò la bocca ben oltre l'apertura massima consentita dalle facoltà umane e sputò fuori con violenza una sfera di ghiaccio fumante.

Attichus la indirizzò contro Keradas, ma l'elfo frappose il tornado tra lui e il proiettile. Anche questo, come il gigante cieco, fu spinto verso l'alto, ma non fu scagliato via: a un tratto le nuvole sopra il tornado si illuminarono di lampi,  cominciò a piovere e l'aria fu squarciata da tuoni assordanti.

Cinque fulmini si scaricarono in contemporanea sul blocco di ghiaccio che, subito, si frantumò come cristallo.

I vari frammenti, grandi quanto un pugno umano, vennero scagliati a gran velocità verso Attichus. Questi stava già architettando un altro incantesimo, ma vedendosi bersagliare da quella grandine micidiale si coprì d'istinto la testa con le mani.

I blocchi di ghiaccio caddero a velocità terribile. Alcuni lo colpirono alle braccia, altri al corpo e alle gambe, facendolo cadere.

Quando provò a rialzarsi, era già troppo tardi. La terra sotto i suoi piedi stava formando un dosso che cominciò a muoversi verso il turbine d'aria. Attichus gridò, imprecò e cercò di alzarsi, ma venne risucchiato dal vortice. L'ultima cosa che vide fu Keradas che sollevava i palmi. Poi la polvere e l'aria lo costrinsero a chiudere gli occhi. Si sentì sospingere verso l'alto a velocità immensa. Fu schiaffeggiato violentemente dal vento e volò via in orizzontale, veloce come un proiettile.

Keradas seguì il volo del mago fino a quando poté. Poi il tornado si estinse, la pioggia smise di cadere e i tuoni di rombare. L'elfo tirò un sospiro di sollievo e ringraziò la Natura in lingua Gondar.

Si girò verso la lastra di smeraldo che imprigionava Korgath. Protese la mano e aprì il palmo. Miriadi di scintille cominciarono a formarsi sulla superficie dello smeraldo, fino a quando, tutto in una volta, esso scomparve.

Korgath fece un piccolo volo di meno di un braccio e cadde di pancia. Cominciò a tossire e ansimare. Poi sollevò lo sguardo e vide Keradas. Le nuvole si stavano diradando e il sole aveva finalmente ricominciato a bagnare la valle con i suoi raggi splendenti.

Ora Keradas era sereno, tranquillo.

«Abbiamo vinto?» chiese Korgath.

«Si» rispose l'elfo annuendo soddisfatto.

Il prossimo capitolo verrà pubblicato domenica prossima!

2 commenti:

  1. Eccomi Gianluca ...... non riesco a commentare ogni episodio ma ti seguo ed ho seguito ogni puntata del tuo racconto. Bravo, mi è piaciuto il tuo stile e sei riuscito a non fare assolutamente annoiare un lettore :-)
    Sii, ogni tanto c'è un richiamo (soprattutto in certi nomi al Signore degli Anelli ma questo è accettabile ;-) )
    Se come sembra leggendo questa puntata siamo quasi alla fine mi dispiacerà che la Storia sia finita.
    Buon Fine Settimana

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Arwen, lieto che ti sia piaciuto! No, non è l'ultima puntata. Domenica prossima pubblicherò l'epilogo. Grazie di tutto e buon fine settimana a te!

      Elimina